Il divario di parità tra uomo e donna che già si sconta nella società, nelle libere professioni può diventare un abisso per le caratteristiche dell’organizzazione in proprio del lavoro. E’ quindi necessario che le donne individuino misure comuni che contrastino la loro discriminazione oggettiva. In particolare le professioniste in Emilia-Romagna hanno ancora da infrangere un “soffitto di cristallo” molto insidioso: quello del reddito. Le donne avvocato sono più degli uomini (4.858 contro 4.725) eppure guadagnano meno della metà (il 57% in meno), le commercialiste percepiscono in media 42.634 euro contro gli 85.275 euro dei colleghi, mentre tra gli ingegneri le donne sono solo il 13% e guadagnano in media 25.192 euro all’anno contro i 48.800 degli uomini. In generale il mondo delle professioni sta diventando “rosa”. Le nuove iscrizioni, ad esempio all’ordine professionale dei medici e veterinari, sono più femminili che maschili, anche a causa della forte selezione nelle prove di ammissione. Ma persino dove gli uomini sono in minoranza sono comunque più ricchi, com’è il caso degli psicologi che sono il 18% ma guadagnano il 13% in più. continua..
Assicurare maggiore parità di genere produce non solo società più eque, ma anche più benessere economico. Anche in Italia la situazione sembra migliorata, almeno in alcuni campi. Ma vanno rimosse le radici profonde dei divari. Altrimenti, il processo sarà molto lungo e con possibili distorsioni.
DATI SUL DIVARIO DI GENERE
Oggi una donna è presidente della Federal Reserve, una è a capo del Fondo monetario internazionale, una guida la principale economia europea, altre due sono governatrici della banca centrale russa e di quella israeliana.
Si tratta di risultati importanti, probabilmente inimmaginabili solo pochi anni fa.
Tuttavia, come sottolineato anche da Christine Lagarde in occasione dell’uscita dello studio dello staff del Fondo monetario internazionale “Women, Work, and the Economy”, il problema del “soffitto di cristallo” è solo una parte della storia. Se misurato attraverso il Pil, il contributo delle donne all’economia mondiale resta ben al di sotto del suo potenziale. La partecipazione femminile al mercato del lavoro è ovunque inferiore a quella maschile. E anche quando le donne lavorano, è maggiore la probabilità, rispetto agli uomini, che abbiano impieghi informali, sottopagati, precari. continua..
Quando le donne propongono di partire dalla persona malata non fanno altro che ri-genera-re ontologicamente il malato che per ragioni scientifiche è stato de-genera-to cioè ridotto a genere neutro. Questo è un cambiamento riformatore vero e non ha nulla a che fare con le chiacchiere sull'umanizzazione. continua...
L'Italia non è un paese per mamme. Questo almeno sotto il profilo lavorativo per cui, secondo una ricerca pubblicata dal consorzio interuniversitario Almalaurea, se una donna è anche madre, a parità di ruolo, guadagna meno di una collega single e ancor meno di un collega di sesso maschile.
Che le donne fossero ancora vittime di discriminazione non è la scoperta del secolo: le battaglie delle femministe, che pure tanto hanno portato alla causa della parità tra i sessi, si sono però infrante contro una realtà che, in barba alle quote rosa previste per legge anche nei CdA, mette le donne sul gradino più basso della scala retributiva. continua..
Entra nel vivo la «monetizzazione» del congedo parentale. Ieri, infatti, l'Inps ha pubblicato il bando che consente agli asili nido di accreditarsi al fine di entrare nell'elenco delle strutture abilitate e alle quali le madri lavoratrici potranno affidare il neonato, ottenendo il pagamento del servizio tramite la rinuncia e conversione del congedo parentale in contributo economico. L'ha reso noto lo stesso Inps con comunicato stampa. Gli asili nido hanno 35 giorni di tempo per presentare domanda (dal 31 maggio al 5 luglio).continua..