Diciamo sì a una vigilanza coerente e sistematica
Si sono conclusi a Roma i lavori dell’assemblea straordinaria organizzata dal Comitato Unitario delle professioni (Cup) e dall’Associazione degli enti previdenziali Privati (Adepp).
di Luigi Berliri
Al centro del dibattito, la liberalizzazione degli ordini professionali e l’autonomia delle Casse di previdenza privatizzate. “A ogni finanziaria riceviamo norme che riducono la nostra autonomia: questo è ormai un dato di fatto -ha detto Andrea Camporese, presidente Adepp, all’apertura della riunione- c’è una tendenza, da parte di alcuni organi di stampa, a far emergere la nostra contrarietà rispetto ad alcune norme del pubblico, trascinate nel nostro campo come se noi volessimo rimanere in un recinto privilegiato e tutelato: non è così. Non è mai stato così”. “Sappiamo perfettamente che non siamo casta e anzi, abbiamo gli strumenti per poterlo dimostrare: l’abbiamo fatto un anno fa, nel pubblicare un’indagine su tutte le professioni, in cui abbiamo dato tutti i nostri numeri. Abbiamo dimostrato anche la nostra dinamicità”, ha poi proseguito Marina Calderone, presidente del Cup e del Consiglio nazionale Consulenti del Lavoro. “Però quello che arriva al singolo cittadino -ha aggiunto- è l’immagine di un mondo che non vuole mettere i suoi privilegi in rapporto e in relazione con gli altri: questo è il messaggio contro cui noi dobbiamo combattere. Dobbiamo combattere contro quella convinzione che da’ una rappresentazione distorta di quella che è la realtà del mondo delle professioni”. Posizioni condivise anche da Sergio Polese, presidente del Pat (professioni area tecnica), che ha ricordato la proposta di riforma condivisa sia dal Cup che dal Pat, presentata al ministro delle Giustizia più di un anno fa: “Chiediamo noi delle risposte al Governo: perché da un anno a questo parte, non ci vengono date risposte? Il nostro documento di riforma è valido o no? Oltre a difenderci -ha aggiunto- dimostriamo anche che le accuse che ci vengono fatte non soltanto sono sbagliate, ma sono assolutamente strumentali”. Per il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Maurizio Sacconi, intervenuto in chiusura dell’Assemblea “le sollecitazioni a liberalizzare le professioni -si legge nella nota del Cup - sono provenute essenzialmente da poteri esterni al Parlamento. C’è una diffusa opinione in ambienti istituzionali e finanziari, anche a livello europeo, dell’opportunità’ di operare processi estesi di liberalizzazione dei servizi professionali. Non concordo con questa opinione -ha aggiunto Sacconi- e questa mia posizione non si basa su una posizione conservatrice dello status quo o di accondiscendenza verso un preciso comparto economico. È un dato di fatto che le professioni intellettuali in Italia garantiscono migliaia di posti di lavoro e contribuiscono in modo significativo alla ricchezza del Paese”. “Le professioni non hanno di certo -ha continuato il ministro- il problema della chiusura, anzi in alcuni comparti gli ingressi sono maggiori rispetto alle reali esigenze del mercato. Il problema dell’accesso dei giovani alle professioni non è legato all’Esame di Stato, previsto peraltro da una norma costituzionale, ma ad un percorso di studi universitari molte volte allungato, seguito da anni di praticantato professionale. La vera riforma per i giovani è quella di individuare percorsi di studio qualificanti. Inoltre -ha continuato Sacconi- il praticantato, non solo per economizzare il tempo ma soprattutto per permettere di integrare apprendimento e lavoro, deve essere svolto durante il percorso universitario. Questa è una riforma che non può più essere rinviata e l’Esame di stato potrebbe non essere più la verifica di semplici nozionismi, ma diventare una verifica a livello pratico, essendo già state esaminate, negli esami universitari, le conoscenze teoriche dei candidati”. E sugli Ordini professionali, Sacconi ha detto che “la nostra cultura, la nostra esperienza, la nostra storia sono caratterizzate dall’esistenza dei corpi intermedi che rappresentano l’ossatura e l’infrastruttura della nostra Società. Gli Ordini sono certamente una grande risorsa anche quando si intravedono forti dubbi. Ma la soluzione -ha concluso non può essere rappresentata dallo smantellamento del corpo intermedio, ma dalla sua valorizzazione e responsabilizzazione”. Calderone e Camporese hanno infine concluso i lavori accogliendo “la proposta fatta in molti interventi durante l’Assemblea di convocare a breve un tavolo permanente degli Ordini professionali, delle Casse di previdenza e dei sindacati più significativi, aperti alla partecipazione di chiunque voglia contribuire in modo fattivo a riformare ed ammodernare le professioni intellettuali”.
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Mercoledi 27 Luglio 2011