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Alle Casse previdenziali la promessa di un fisco soft

Di Alessandro Galimberti

Con due milioni di iscritti, 40 miliardi di capitalizzazione e un trend di crescita nell’ordine di tre miliardi l’anno, gli enti previdenziali privati sono «una spina dorsale del Paese» e pesano ormai anche di più delle fondazioni bancarie. Un sistema maturo solido e pronto per affrontare la sfida del welfare avanzato in un ruolo di sussidiarietà rispetto all’assistenza pubblica, a condizione di rimuovere prima alcuni ostacoli fiscali che rischiano di pesare sullo sviluppo dell’attività. Al XXX congresso dell’avvocatura di Genova il ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Maurizio Sacconi, interviene nel dibattito sull’arretramento dello Stato («Ma per uno Stato migliore, facilitatore», afferma) a favore dell’ampliamento del raggio d’azione degli enti privati, come aveva chiesto venerdì il presidente della Cassa forense, Marco Ubertini.
«I grandi cambiamenti in corso nei mercati finanziari, con i loro effetti dirompenti, richiedono un rafforzamento dei modelli di protezione sociale – ha detto il ministro –. Sostenibilità, adeguatezza delle prestazioni e polifunzionalità sono le caratteristiche che devono avere i nuovi modelli di previdenza e assistenza delle casse. Mercati professionali competitivi creano situazioni critiche, per cui abbiamo il dovere di individuare nuovi modi di protezione e di diversificare le prestazioni al di là di quelle previdenziali. Occorre un ampliamento delle prestazioni: sanità integrativa, prestazioni per i figli degli iscritti, sostegno nei momenti di inizio e consolidamento dell’attività, protezione nei periodi di inattività forzosa»: un’apertura che in sostanza recepisce e ricalca tutte le istanze delle casse.
Identità di veduta, tra ministero ed enti privati, c’è anche sulle modalità per dare corso al welfare avanzato: «Le casse di previdenza e assistenza – ha detto il ministro nel videomessaggio consegnato ai lavori del congresso – sono la risposta sostitutiva alla funzione pubblica diretta, meno Stato e più società, vuol dire anche uno Stato migliore. Per questo stiamo valutando la possibilità di attuare un sistema fiscale più favorevole e proseguire il percorso di dialogo. In questo senso a breve convocheremo un tavolo di discussione con le Casse di previdenza e assistenza dei professionisti». La leva fiscale, su cui l’ultima parola spetta comunque al ministro delle Finanze, Giulio Tremonti, dovrebbe liberare risorse per centinaia di milioni, ma soprattutto sanare la strana anomalia impositiva che prevede un doppio prelievo sia sulle casse – trattate alla stregua di società finanziarie – sia poi sui destinatari delle prestazioni, tassati come percettori di reddito, e non beneficiari di assistenza.
Le aperture del ministro sono salutate con estremo favore da Marco Ubertini, presidente della Cassa di previdenza e assistenza forense: «Da domani ci rimetteremo al lavoro per fare in modo che le parole di questi giorni si trasformino in fatti. Sono comunque orgoglioso del riconoscimento arrivato dal ministro Sacconi sul valore della riforma previdenziale che gli avvocati si sono dati lo scorso anno».
Sul secondo pilastro del welfare è intervenuto anche Andrea Camporese, presidente dell’Adepp e di Inpgi (giornalisti), ribadendo che le categorie sono prontissime a concordare un vincolo di destinazione sullo sconto fiscale: «Le risorse liberate, per esempio, dall’equiparazione all’11% della tassazione, che oggi per noi è al 12,5%, darebbero luogo a un grande effetto virtuoso per le casse pubbliche, sgravate dai costi dell’assistenza verso una platea che rappresenta ormai il 3,5% della popolazione».
 Blog Costruire Previdenza da "Il Sole 24 ore" del 28 novembre 2010

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