di Luigi Berliri
Libere professioni in crisi: meglio il posto fisso
Commercialista, notaio, architetto e ingegnere. Queste le professioni che hanno perso appetibilità per i neolaureati che non sostengono più l’esame di Stato necessario ad ottenerne l’abilitazione. Niente più liberi professionisti quindi, in periodi di crisi è meglio essere lavoratori dipendenti. Questo è quanto emerge dagli ultimi dati del Ministero dell’istruzione relativi agli esami di abilitazione del 2011.
Solo 40mila nuovi professionisti che, se sommati a 15mila nuovi avvocati, un migliaio di consulenti del lavoro ed i notai, fanno solo 56mila nuovi abilitati. Un calo di circa il 22% dal 2007 al 2011 delle libere professioni che non è dovuto all'aumentare della difficoltà dell'esame, ma proprio ad un numero minore di candidati che decidono di sostenerlo. Colpa della crisi o una semplice perdita di appeal a favore di professioni più alla “moda”? Da soli, i laureati in ingegneria che hanno deciso di svolgere l’esame di Stato per ottenere l’abilitazione, hanno subito una perdita del 15%. A quanto pare, la causa sarebbe il frazionamento dell’albo, ora ripartito in diversi settori e che fino al 2007 era unico. Ora, un laureato in ingegneria può sostenere l’esame di abilitazione solo relativo al suo settore e questo ha demotivato a sostenerlo molti laureati in ingegneria informatica, visto che le competenze loro riservate sono poche. Diversa è la causa che spingerebbe i laureati in architettura ad optare per un lavoro dipendente anziché puntare alla libera professione. “La responsabilità è della crisi economica, particolarmente grave per il settore immobiliare ed edile – spiega Leopoldo Freyrie, presidente del Cnappc, il Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori – insieme alla stretta nelle committenze da parte della pubblica amministrazione". Non ci sono prospettive che invitano i laureati in architettura a diventare liberi professionisti e, proprio per questo, 60mila decidono di fare i lavoratori dipendenti per cui non è necessario svolgere l’esame di Stato. Sembra evidente che in cima alla lista delle cause della riluttanza a mettersi in proprio ci sia proprio la paura dei giovani dettata dalle grandi probabilità di insuccesso. In tempi di crisi i giovani scelgono di restare lavoratori dipendenti: niente esame, meno responsabilità e, soprattutto, meno rischi.
www.mondoprofessioni.eu: Martedi 08 Gennaio 2013