L'ENPAM ha pubblicato sul proprio sito gli emolumenti degli amministratori della Cassa previdenza dei medici e i costi gestionali sostenuti, una tabella comparativa mostra il paragone con le altre Casse di previdenza. Il costo più alto rispetto all'entità del patrimonio amministrato lo vanta la cassa infermieri 0,39% con un patrimonio amministrato di 343 milioni, ENPAP al 7 posto 0,22% con un patrimonio di 600 milioni ultimi i farmacisti con 0,02% che amministrano un patrimonio di 1 miliardo e 370 milioni di euro. Per quanto riguarda il costo ad iscritto al primo posto la Cassa dei notai con 117 euro annui a iscritto, la più virtuosa quella dei farmacisti che spende per gli organi di rappresentanza 2,46 euro a iscritto, ENPAP all'11° posto con una spesa per iscritto pari a 32,71 euro.
In valore assoluto la Cassa che spende di più per l'amministrazione è quella dei medici con 4milioni e quattrocentomila euro annui, poi vengono i geometri e gli ingegneri sempre con spese intorno ai 4 milioni di euro, seguono cassa forense con 3 milioni, commercialisti con 2 milioni e 400, poi ragionieri, periti, geometri, giornalisti che superano il milione e trecento mila euro di ENPAP. Sotto il milione geometri e veterinari, la più vituosa è la Cassa farmacisti con 266mila euro.
Da segnalare che i sistemi previdenziali di Enasarco ed Enpaf hanno delle particolarità che rendono la loro gestione meno complessa rispetto ai fondi dell’Enpam. L’Enasarco eroga infatti prestazioni complementari rispetto a quelle dell’Inps; l’Enpaf ha un sistema a contribuzione forfettaria uguale per tutti e a prestazione definita (legata solo agli anni ed alla tipologia di versamento).
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I compensi percepiti naturalmente non dicono nulla sulla qualità degli amministratori. Certo che, per quanto riguarda il nostro Ente ENPAP, la spesa che si andrà a sostenere nei prossimi anni per un Consiglio di indirizzo composto da 44 persone diventerà assolutamente sproporzionata rispetto ai risultati che questo potrà ottenere anche con le migliori intenzioni degli eletti.
Un modo più efficace potrebbe essere un decentramento territoriale che consentisse ai consiglieri, magari suddivisi per collegi, di raccogliere le istanze degli iscritti e di stendere proposte di modifiche regolamentari da portare in votazione nelle 3/4 sedute annue previste per il CIG. In questo modo gli elettori dei tre collegi avrebbero la possibilità di valutare l'operato e la competenza dei propri rappresentanti e non sarebbero costretti a scegliere alla cieca come avviene ora.