La professione di psicologo celebra oggi il suo quarto di secolo di vita. E’ stata infatti istituita il 18 febbraio 1989 con la promulgazione della Legge 56 fortemente voluta da quanti – in quegli anni – avvertivano la necessità di regolare questa attività. “Un bilancio, al compimento del 25° compleanno - dice Giuseppe Luigi Palma, presidente del Consiglio nazionale - tutto sommato positivo: quattro psicologi su cinque - tra quelli iscritti agli Ordini regionali - svolge effettivamente una professione congrua con la qualifica di psicologo. L’ambito della salute risulta prevalente quale sbocco occupazionale, cui fanno da contorno una pluralità di altri ambiti (scuola, servizi sociali, formazione professionale, organizzazioni e aziende, ecc.). Qualche tensione si registra – anche a causa della attuale crisi economica – in termini occupazionali, specialmente nei giovani, che si aggrava a causa di un elevato numero di laureati.”
“In Italia – ricorda Palma - vi sono ben 43 corsi di laurea di primo livello in scienze e tecniche psicologiche (ripartiti in 37 atenei) e 61 corsi di laurea magistrale di secondo livello in psicologia (ripartiti in 30 atenei) per quasi 64mila studenti. Numero, quest’ultimo, che registra una flessione di oltre il 3% rispetto agli anni precedenti. Complessivamente – tra primo livello e magistrale – si registrano, ogni anno, circa 15mila laureati. Sono oltre 90mila gli iscritti all’Ordine degli psicologi”
“Serve – dice Palma – migliorare di molto la transizione tra formazione e lavoro intervenendo su una serie di temi cruciali quali l’accesso agli studi universitari che deve senz’altro essere regolato, all’abilitazione all’esercizio della professione, al tirocinio post-lauream che è un fattore chiave per lo sviluppo formativo e professionale.”
“Gli psicologi italiani – conclude Palma - sono pronti a sottoporre alla politica, e quindi a Governo e Parlamento, tutta una serie di proposte scaturite dall’esperienza di questi 25 anni. Serve stabilire un numero adeguato e programmato di accessi a livello nazionale all’università anche utilizzando prove di ammissione comuni e criteri di selezione condivisi; fornire una preparazione prevalentemente “culturale” nella triennale e “professionale” nella magistrale; sperimentare processi di accreditamento dei percorsi formativi e professionali; qualificare il tirocinio professionalizzante; incentivare lo sviluppo professionale continuo; formare i supervisori del tirotirocinio; creare un Elenco Nazionale di professionisti accreditati; riformare, infine, gli Esami di Stato”.