È una sentenza storica quella del Consiglio di Stato n. 3859/2014, depositata il 20 luglio, perché chiarisce come il criterio di rivalutazione dei contributi pensionistici, definito dalla legge n.335/1995, debba intendersi come quello minimo (che deve essere sempre riconosciuto), mentre le Casse di previdenza “virtuose” e con i conti in ordine possono riconoscere rivalutazioni maggiori così “… consentendo di erogare trattamenti pensionistici più alti”. Con questa sentenza, viene definitivamente scardinato il principio, difeso fino all’ultimo dal Ministero del Lavoro, per cui la previdenza dei professionisti doveva essere, sempre e comunque, “tutta uguale”. Anche quando i rendimenti dei contributi, per effetto del meccanismo di calcolo, erano pressoché pari allo zero,con il risultato di deprimere all’inverosimile le future pensioni, come in effetti è avvenuto negli ultimi anni. continua..